La figura di Mosè è una delle principali tra quelle presenti nella Bibbia; egli ebbe un ruolo fondamentale, infatti, quale profeta e condottiero del popolo ebraico: ne guidò la liberazione dalla schiavitù in Egitto ed il ritorno in terra palestinese; tradizionalmente, ristabilì il patto d'alleanza tra Dio e l'uomo e fu il tramite attraverso cui Jahweh consegnò al suo popolo le Tavole della Legge (i Dieci Comandamenti).
Secondo la tradizione ebraico-cristiana, il nome Mosè significava salvato dalle acque (dalla voce ebraica msh=estrarre), con riferimento ad un episodio molto noto della biografia del profeta: per sfuggire alle persecuzioni volute dal faraone, infatti, la madre lo depose in una cesta affidandolo alle acque del Nilo ed alla divina provvidenza; la figlia del faraone trovò la cesta, salvò il bambino e lo crebbe come figlio proprio. Tuttavia, in virtù di tale espisodio, risulta ancor più plausibile che, essendo stato il nome impostogli da un'egiziana, esso derivi dalla voce egizia mses, molto affine all'ebraico msh, in quanto traducibile letteralmente come estratto [dal ventre materno] e, fuor di metafora, semplicemente figlio.
L'onomastico, in onore del profeta, cade il 4 settembre.
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